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«Persone normali e oneste: laureati, professionisti, impiegati, anche gente che magari ha iniziato a lavorare a 15 anni. Perché in Consiglio regionale vogliamo portare la cultura del lavoro: i politici di professione o quelli che non hanno la fedina penale pulita, li lasciamo agli altri partiti». Il candidato presidente Enrico Cappelletti presenta così gli aspiranti consiglieri che affiancheranno il suo nome nella circoscrizione di Treviso alle prossime elezioni regionali. I pentastellati sono i primi tra la forze in campo ad ufficializzare i propri portacolori in corsa per palazzo Ferro Fini. Nel listino della Marca, oltre allo stesso Cappelletti (52 anni, padovano di nascita, ma da tempo residente a Crespano del Grappa, già senatore nella scorsa legislatura), saranno in sette.

IL VOLTO NOTO

Il volto più noto, non fosse altro perché consigliere regionale uscente è Simone Scarabel, originario di Maserada, ma stabilitosi ad Oderzo. Incarico istituzionale anche per Valentina Borin, consigliere al Comune di Salgareda. E poi, in ordine alfabetico, Daniela Bolzan (di Pieve di Soligo), Daniele Facco (Resana), Maurizio Mestriner (Ponzano Veneto), Rosa Poloni (Montebelluna), Gemma Savastano (Treviso). Per tutti il richiamo ai punti chiave del programma e ad alcuni temi fondanti del Movimento: l’attenzione all’ambiente, l’economia verde e le nuove tecnologie come leva di sviluppo e occupazione, la difesa di una sanità «che sta sempre più scivolando verso i privati». Unanime anche la consapevolezza che li attende una sfida improba, in un territorio in cui Luca Zaia e la Lega sono accreditati di un consenso bulgaro.

I TEMI

Ma pure la volontà di dimostrare che «al di là dell’abilità comunicativa del governatore», in Veneto non tutto funziona come dovrebbe. A partire dal simbolo Pedemontana «la cui concessione finirà per costare ai cittadini 1.500 euro al metro, contro i 350 delle autostrade», come rimarca Scarabel. Cappelletti rivendica la scelta di correre da soli («un’attestazione di coerenza, anche verso noi stessi, essendo un soggetto politico alternativo agli altri schieramenti») e l’aver rifiutato pluricandidature in più province. E guarda all’ampia platea degli astenuti: «Quasi uno su due, nella scorsa tornata, che non voterebbe Zaia neppure con la pistola alla tempia, ma, va ricordato, non si fida neppure delle opposizioni. Se riusciremo a convincere costoro, allora il risultato di queste elezioni è tutto da scrivere». A tenere a battesimo la squadra, ieri a Palazzo Rinaldi, sono arrivati la senatrice mestrina Orietta Vanin e il bellunese Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento: «I sondaggi ci danno sfavoriti? – sottolinea quest’ultimo – Noi rispondiamo con i fatti: con l’aiuto alle 335mila partite Iva e lavoratori autonomi, con le 70mila richieste evase per risorse a fondo perduto alle nostre pmi: 272 milioni di euro per il Veneto, con gli oltre 5 miliardi di euro di liquidità per le aziende venete. Il Veneto oggi è visto come una città murata, dobbiamo tornare ad essere la locomotiva capace di trainare il paese fuori dalla palude del Covid».

Fonte: Gazzettino di Treviso del 12/07/2020 di Mattia Zanardo

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Hanno scelto un luogo simbolo della politica bellunese: il centro Giovanni XXIII di Piazza Piloni. Tutti i politici passati per Belluno si sono seduti a quel tavolo. Ieri mattina è toccato al Movimento 5 Stelle che ha avviato la campagna per le prossime elezioni regionali. A presentarsi, scortati da Enrico Cappelletti (candidato alla presidenza della Regione) e del ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, il 62 enne Daniele Campedel e la 54enne Barbara Lando.

IL MINISTRO

Un’occasione per il ministro bellunese per fare il punto sull’impegno del governo per questa provincia. «Mondiali e occasioni – ha spiegato Federico D’Incà – rappresentano un’occasione mai vista prima. Qui non sono mai arrivate cifre così importanti. Permetteranno di chiudere l’elettrificazione della ferrovia per Calalzo, di mettere mano al nodo di Longarone e di intervenire sulla Primolano Feltre». D’Incà si è poi soffermato sul tema del lavoro parlando del suo impegno su Acc e Idealstandard: «Vicende che ho seguito in modo paterno. Io quando apro la finestra vedo Idealstandard e vorrrei rimanesse qui ancora a lungo. È la terza volta che ci presentiamo alle regionali. E questa volta non è come la prima volta, abbiamo dimostrato di saper governare». D’Incà ha definito Campedel e Lando due amici.

GLI ASPIRANTI CONSIGLIERI

«Sono un gnas (un agordino ndr)» ha esordito Campedel, per far capire che pur vivendo a Sedico è uomo di montagna. In passato ha organizzato serate di approfondimento, in particolare sull’ambiente. Poi l’attacco agli attuali vertici in Laguna: «Ci definiscono piagnucoloni – ha spiegato – ma siamo stati noi a portare i soldi in Veneto. Qui sono fermi 44 milioni su 49 di quelli stanziati per Vaia c’è una frazione sotto Forcella Aurine che è ancora disastrata da quel giorno. Bisogna valorizzazione l’agricolutra di montagna di investire sul futuro dei giovani». Allo stesso tavolo anche la portalettere di Santa Giustina Barbara Lando che si è soffermata su trasporti pubblici «che attualmente penalizzano anche il turismo» e sulla sanità: «Immagino – ha ribadito anche ai microfoni di Antennatre – presidi sanitari diffusi nel territorio, dopo che c’è stato lo smantellamento nella parte alta della provincia, oggi viviamo una situazione inaccettabile per essere il 2020. Servono dei piccoli pronto soccorso attrezzati anche per degli interventi. Solo così possiamo risollevare la sanità di montagna».

Fonte: Gazzettino di Belluno del 12/07/2020 _____

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La data è ancora incerta – la più gettonata è quella di domenica 20 e lunedì 21 settembre – ma la corsa per le elezioni per rinnovare il Consiglio regionale, di 51 membri, si scalda e scendono in campo altri candidati alla presidenza, come quello del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti e quella di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, Daniela Sbrollini.

In pista per sfidare il presidente uscente Luca Zaia, leghista, alla guida di una amministrazione di centrodestra, in carica da 10 anni dopo due mandati quinquennali, ma con un prolungamento di qualche mese dovuto all’emergenza Coronavirus.

Sei per ora i candidati alla presidenza. Zaia si presenta con la liste della Lega, della Lista Zaia e una di amministratori. C’è un punto di domanda sul proseguire o meno l’alleanza con Fratelli d’Italia, anzitutto, oltre che con Forza Italia. Il leader della Lega Salvini e Zaia hanno posto la condizione della condivisione totale dell’autonomia del Veneto, ma la leader di FdI Giorgia Meloni non vuole condizioni.La battaglia contro Zaia stavolta è tanto più in salita. Anche in considerazione del fatto che la compagine governativa nazionale Pd, Movimento 5 Stelle, Leu e Italia Viva è spaccata in tre, nella corsa per il Veneto. Il Pd sostiene infatti il candidato del Veneto che vogliamo Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, con Verdi, Più Europa, Centro Democratico, Veneto Civico, Volt, Sanca Veneta e Democrazia Solidale.

Sul fronte del Movimento 5 Stelle si candida a presidente Enrico Cappelletti, 52 anni, padovano, già senatore del M5S. «Il mio impegno da presidente del Veneto per il Movimento 5 Stelle è per una Regione migliore», ha detto al lancio della sua candidatura, presenti il ministro Alessandro D’Incà, bellunese, del M5S, e Manuel Brusco, consigliere regionale del M5S, veronese, ricandidato.

«Una Regione che dinanzi a 11.000 capannoni vuoti incentivi l’utilizzo delle strutture esistenti piuttosto che continuare a cementificare sul poco di suolo vergine restante. Una Regione», ha proseguito, «che deve attuare interventi straordinari per la tutela della salute e il contenimento dell’inquinamento. Una Regione che dopo tanti anni di smantellamento della sanità pubblica (25%), pezzetto dopo pezzetto, a favore dei privati, si ponga quale priorità la tutela della salute, attraverso una sanità pubblica (70% riabilitazione), con nomine dei dirigenti per merito e non per contiguità politica».

E a Padova Italia Viva ha lanciato la candidatura a presidente della Regione della senatrice Daniela Sbrollini, 48 anni, di Latiano (Brindisi) presenti la ministra Elena Bonetti, il segretario nazionale del Psi Vincenzo Maraio, il deputato Davide Bendinelli e la consigliera regionale Orietta Salemi, ricandidata. «Siamo di fronte a una situazione che dura da 25 anni, in questa regione», ha detto la Sbrollini. «Ci sono due schieramenti conservatori che tendono a schiacciarsi su posizioni sterili e ideologiche, senza risolvere i veri problemi. La crisi dovuta al Covid-19 ha amplificato le falle in Veneto sotto l’aspetto sociale e sanitario. Le riforme strutturali oggi sono una necessità non più essere rimandabile».Altri due candidati presidenti sono Antonio Guadagnini, di Bassano del Grappa, consigliere regionale, del Partito dei Veneti, e Carlo Costantini, di Veneto Verde.

Fonte: L’Arena del 05/07/2020, di Enrico Giardini

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Nove candidati in consiglio regionale e un obiettivo: «Portare un numero maggiore di persone alle urne rispetto agli ultimi anni».

Il Movimento 5 stelle ha presentato ieri le candidature vicentine per Palazzo Ferro Fini: cinque donne e quattro uomini, tra cui Marco Di Gioia che partecipò alle Comunarie per Vicenza. Con lui, la consigliera comunale di Montecchio Sonia Perenzoni, Igor Ferrazzi e Francesca Ferraro di Bassano, l’ex-candidata sindaco Alessia Gamba di Thiene, Giacomo Bortolan e Sabrina Fanton di Vicenza, Raffaele Di Guida di Schio e Anna Ferri di Creazzo. Per molti di loro, nel caso di elezione il primo obiettivo è portare a casa risultati sulla tutela dell’ambiente, ma anche sostegno al lavoro e alle imprese.

«Saremo soddisfatti se al posto del 57% andrà a votare almeno il 67% dei veneti – dichiara il candidato alla presidenza del Veneto del M5S, Enrico Cappelletti – e se poi questi elettori sceglieranno il Movimento ben venga».

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I beninformati dicono che Jacopo Berti, già candidato alla presidenza del Veneto nel 2015 (quando raccolse l’11,8% dei voti) e fedelissimo dell’ex leader nazionale del M5S, Luigi Di Maio, sia pronto a correre per un seggio in parlamento alle prossime elezioni politiche.

E magari proprio per questo motivo, ieri mattina nella Sala Anziani di Palazzo Moroni, il suo volto non figurava tra quelli dei sette grillini padovani che faranno parte della lista del movimento alle regionali di settembre.

«Negli ultimi cinque anni – ha spiegato lo stesso Berti, consigliere veneto uscente – ho cercato di dare il mio contributo. Anche se purtroppo, di certo non per colpa mia e del M5S, i problemi del nostro territorio sono rimasti identici a quelli del 2015, soprattutto in campo sanitario. Basti solo pensare al nuovo ospedale di Padova, di cui forse verrà posata la prima pietra nel 2023, alla medicina territoriale sempre più indebolita e alle sacrosante rivendicazioni salariali dei medici e degli infermieri che hanno combattuto in prima linea contro il Covid-19. Ma adesso, cari amici, tocca a voi».

Detto di Berti, a fianco dell’aspirante governatore Enrico Cappelletti (nato all’ombra del Santo ma residente nel Trevigiano), ecco appunto i sette grillini padovani in lizza per un posto nel prossimo parlamentino regionale, partendo dai due più conosciuti, ovvero il capolista Flavio Pinton e l’ex capogruppo a Palazzo Moroni, Simone Borile, già candidati sindaci il primo a Mestrino nel 2013 (13,7%) e l’altro in città nel 2017 (5,2%). Dopodiché, spazio ad alcuni attivisti della prima ora come Giorgio Burlini, Alessandra Abbatticola, Daniano Biasiolo, Barbara Sciannamea e Maritza Escobar.

«Perché non ci siamo alleati con le civiche di centrosinistra e con Arturo Lorenzoni? Perché la nostra base – ha risposto Cappelletti – ha deciso all’unanimità che avremmo dovuto correre da soli, recuperando le nostre origini e la nostra autonomia».

Già, Lorenzoni. Da domani, si vocifera, ogni giorno potrebbe essere quello buono per le sue dimissioni da vicesindaco.

Fonte: Corriere del Veneto del 05/07/2020 del D.D’A.

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Sarà Flavio Pinton il capolista padovano del Movimento Cinque Stelle alle prossime regionali. Ha vinto sulla piattaforma Rousseau la sfida interna con l’ex consigliere comunale e candidato sindaco nel 2017, Simone Borile, che però probabilmente nella città del Santo rimarrà comunque il favorito rispetto ai compagni di partito.

Ieri erano tutti a Padova per lanciare la sfida al presidente Luca Zia, capitanati ovviamente dall’aspirante governatore Enrico Cappelletti, padovano anche lui ma ormai vicentino d’adozione.

«Zaia nello show quotidiano non fa altro che vantarsi dei suoi primati, dimenticandosi però di quanti ultimi posti abbia inanellato in dieci anni di governo, a cominciare dal consumo di suolo in luoghi a pericolosità sismica, idraulica e da frana» le parole di Pinton, candidato sindaco a Mestrino nel 2013, e poi consigliere d’opposizione con il record di presenze del 100% alle sedute consiliari. Dirigente nel ramo commerciale ed edilizio, Pinton è entrato nel gruppo di Cittadella nel 2012, poi la candidatura a Mestrino, dove si è ritagliato un ruolo sempre più importante nel M5S.

«Ambiente, piano dei trasporti e l’assistenza all’impresa. Sono questi i punti su cui io combatterò e per cui m’impegnerò davanti all’immobilismo leghista» aggiunge Borile, che nel mirino però mette soprattutto il candidato del centrosinistra e attuale vicesindaco, Arturo Lorenzoni: «Porterò avanti la mia battaglia contro la seconda linea del tram a Padova. Lorenzoni è il responsabile di una serie di difficoltà in cui versa la città per quanto riguarda la viabilità e la mobilità, che noi vogliamo risolvere».

Accanto a loro anche gli altri candidati padovani: Barbara Sciannamea, Giorgio Burlini, Alessandra Abbaticola, Damiano Biasiolo e Sandra Maritza Escobar. Non si ricandiderà invece il consigliere uscente Jacopo Berti, che probabilmente entrerà in lizza per il Parlamento.

«Abbiamo scelto di correre da soli e senza alleanze perché vogliamo tornare a riprenderci la nostra identità, quella che ci ha portato a governare un paese. È ora di andare ad ascoltare quel 40% di veneti che non va a votare da anni» le parole del candidato presidente, Enrico Cappelletti.

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«La mia battaglia in Regione sarà contro la nuova linea del tram, è inutile».

L’ex candidato sindaco pentastellato Simone Borile vuole portare anche a Venezia la sua crociata contro il Sir 3. Il no senza se e senza ma alla nuova linea tramviaria, uno dei fiori all’occhiello del candidato governatore del centrosinistra Arturo Lorenzoni è, infatti, parte integrante del programma con cui Borile si presenterà agli elettori alle prossime regionali.

L’ex capogruppo grillino, così, ieri mattina, in sala Anziani di palazzo Moroni, ha partecipato alla presentazione della squadra grillina padovana di cui fanno parte anche il capolista Flavio Pinton, Barbara Scianammea, Giorgio Burlini, Daniano Biasiolo, Maritza Escobar e Alessandro Abbaticola.

Assieme a loro sono intervenuti il candidato governatore Enrico Cappelletti, il capogruppo in Regione Jacopo Berti, i parlamentari Orietta Vanin e Giovanni Endrizzi e il capogruppo a palazzo Moroni Giacomo Cusumano.

«Dopo 5 anni lascio il testimone e lo lascio in buone mani ha spiegato nel suo intervento Berti Peccato che dal 2015 sia cambiato ben poco in Veneto. Come 5 anni fa si sta parlando dell’ampliamento dell’ospedale e delle retribuzioni dei medici».

«In tanti in questi giorni mi chiedono perché non ci siamo alleati con il centrosinistra – ha aggiunto Cappelletti la risposta è molto semplice. La nostra gente ci dice che dobbiamo di tornare alle origini, che dobbiamo portare avanti le nostre battaglie».

La parola è poi passata a Borile. «Se sarò eletto, mi impegnerò in primo luogo sul fronte dell’ambiente. Non bisogna dimenticare, infatti, che il Veneto è la regione del disastro Miteni dove 150 mila persone devono fare i conti con le acque inquinate dai Pfas». «Ci sarà molto da lavorare anche sul trasporto pubblico ha aggiunto Il Piano del trasporto pubblico regionale è del dopoguerra. Ci sarà poi da fare una riflessione sulla Pedemontana che costa 100 milioni di euro al chilometro. Con quella cifra si possono mettere in sicurezza 40 scuole».

A Venezia porterò anche il mio impegno contro la nuova linea tramviaria che l’amministrazione Giordani vuole realizzare. Io credo che questo progetto non sia la soluzione più adatta per dare una risposta sul fronte della mobilità a una regione che ambisce ad essere una locomotiva a livello internazionale per quel che riguarda lo sviluppo ecosostenibile». «Vanno supportate le nostre aziende che, negli ultimi 4 mesi hanno sofferto moltissimo ha concluso peccato che Zaia sul loro destino non abbia speso neppure una parola».

La parola è poi passata a Pinton che, tra le altre cose, è stato anche candidato sindaco, nel 2013 a Mestrino. «Come prima cosa vorrei specificare che io sono il capolista, non per indicazioni arrivate dalla segreteria, ma perché a deciderlo sono stati i nostri attivisti. Nella mia vita professionale mi sono occupato del settore immobiliare e anche della realizzazione di grandi strutture del commercio ha concluso Anche per questo sono molto sensibile sui temi che riguardano l’ambiente e la tutela del territorio».

Fonte: Gazzettino di Padova del 05/07/2020 di Alberto Rodighiero

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«L’onestà deve essere un valore in Regione: tutti i candidati dovrebbero esibire la fedina penale», così ha esordito il candidato presidente per i Cinque Stelle alle prossime elezioni“

Presentato ufficialmente la mattina di sabato 27 giugno a Mestre il candidato del Movimento 5 Stelle che sfiderà il governatore uscente Luca Zaia alle prossime elezioni regionali, in programma il prossimo 20 e 21 settembre. Si tratta di Enrico Cappelletti, imprenditore e già senatore nella passata legislatura, viene descritto come una «persona di grandissima esperienza che ha portato avanti grandi battaglie per il M5S all’interno del territorio del Veneto».

Il motto d’esordio di Cappelletti durante la presentazione a Mestre per il lancio della campagna elettorale pentastellata è stato in sintonia con gli esordi del movimento, una sorta di ritorno alle origini: «L’onestà deve essere un valore in Regione: tutti i candidati dovrebbero esibire la fedina penale», ha dichiarato Enrico Cappelletti.

Il candidato alla Regione per il M5S, durante la presentazione ufficiale, ha quindi ribaltato nel complesso la narrazione politica del presidente Zaia che dura da ormai dieci anni, all’incirca su tutti i temi più caldi: dal Mose definito da Cappelletti il «marchio d’infamia del Veneto», alla Pedemontana che «costa troppo», alla questione molto sentita delle banche venete e, ancora, il candidato del M5S ha riservato un duro attacco sulla gestione da parte della Regione Veneto del «più grande inquinamento d’Europa da Pfas».

Presente per l’occasione anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, il quale ha dichiarato: «Il Veneto oggi è una regione trainante del Paese ma che ha grandi potenzialità ancora non sfruttate, per colpa di una mancanza di visione complessiva. Noi vogliamo un Veneto aperto, proiettato verso i mercati internazionali, che abbia come valori fondanti la sostenibilità ambientale, lo scambio culturale, l’innovazione tecnologica. Tutti valori che Enrico (Cappelletti ndr) conosce bene e sui quali, sono sicuro, baserà la sua attività e la sua azione politica».

Fonte: veronasera.it del 30/06/2020

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Quante ne ha viste e sentite, la saletta al primo piano dell’hotel Ambasciatori a Mestre, con la sua moquette azzurrina e le poltroncine di ottone dal velluto rosso. Era la sala delle conferenze dei partiti della Prima Repubblica e adesso, su quella stessa moquette un po’ più sbiadita, il Movimento 5 Stelle con il candidato presidente Enrico Cappelletti lancia la sfida (impossibile?) al governatore leghista del Veneto Luca Zaia: «Noi sogniamo un Veneto migliore».

L’imperativo: rinegoziare tutti i contratti di project financing, a partire dalla Superstrada Pedemontana «che costa 2,258 miliardi e non si capisce perché i veneti ne debbano pagare 13». Idem per i contratti derivati. E con i soldi risparmiati rimettere in piedi l’Sfmr, la metropolitana di superficie, «un progetto di 30 anni fa, ma che era straordinario perché consentiva di spostarsi in tutta la regione interscambiando ferro e gomma. Valeva 6 miliardi, nel 2018 Zaia l’ha messo da parte, per noi va ripreso».

GLI SCENARI

In un caldo sabato di inizio estate, peraltro il primo senza la conferenza stampa quotidiana di Zaia dalla Protezione civile di Marghera («Dopo 126 giorni di conferenze stampa io vi inviterei allo sciopero», sorride ai giornalisti il ministro pentastellato Federico D’Incà, salvo subito precisare: «Era una battuta»), l’ex senatore Enrico Cappelletti scelto come candidato presidente della Regione dal popolo grillino, dice come cercherà di fronteggiare il più amato dei governatori d’Italia. Gli scenari non sono dei migliori: il M5s che nel 2015 con il padovano Jacopo Berti arrivò terzo (11,8%) dopo la dem Alessandra Moretti (22,7%), adesso è accreditato sul 7% (e c’è chi metterebbe la firma per non scendere sotto).

Sul palco ci sono il ministro D’Incà e tre dei quattro consiglieri uscenti: il veronese Manuel Brusco, la veneziana di Chioggia Erika Baldin (che era in lizza per Palazzo Balbi e non ce l’ha fatta per pochi voti), Berti che è l’unico a non ricandidarsi («Credo nei valori del M5s, la rotazione, il fatto che non debbano esserci professionisti della politica»), assente giustificato il trevigiano Simone Scarabel. In sala i parlamentari Orietta Vanin, Giovanni Endrizzi, Barbara Guidolin. Le liste provinciali sono pronte (Cappelletti correrà anche a Treviso), di sicuro non ci saranno alleanze con delle civiche («Il nostro regolamento lo consente, ma lo abbiamo escluso»).

LA STRATEGIA

La linea di attacco del M5s, partito di governo a Roma prima con la Lega e ora con il Pd, ma di opposizione in Veneto, l’ha delineata Cappelletti. Che prima si è presentato: 52 anni (stessa età di Zaia), padovano, sposato, due figli, laureato, master a Oxford, imprenditore della certificazione green, già senatore per il M5s dal 2013 al 2018, nessun cenno al passato (due candidature per la Lega nel Padovano alle Politiche 96 e 98, un mandato in consiglio di circoscrizione, nel 2019 a Roma nello staff del viceministro Vito Crimi). La strategia comunicativa? Addossare a chi ha governato negli ultimi vent’anni – Lega, Forza Italia, tutto il centrodestra – non solo le scelte amministrative, quanto le mancate decisioni. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico: «Non si può dire che sia colpa di Zaia se viviamo nel catino padano, ma allora non può autorizzare l’inceneritore a Fusina». E via di seguito: non aver mosso un dito contro i project financing, non aver denunciato alla Procura come invece ha fatto il M5s la «malagestio» della Banca Popolare di VicenzaNoi presentavamo gli esposti e loro difendevano il management dicendo che Bankitalia non doveva fare i controlli»), non aver chiuso la Miteni per l’inquinamento da Pfas («L’attuale processo nasce dai nostri esposti e la Regione cosa faceva? Ci minacciava»). Proposte? Riconvertire gli 11mila capannoni vuoti, riprendere l’Sfmr. Con quali risorse? Con la rinegoziazione dei project financing.
Altri temi, il Mose per la salvaguardia di Venezia: «L’ipotesi che la manutenzione si faccia all’Arsenale non sta né in cielo né in terra», dice Cappelletti, ma, parola di ministro, «i soldi per finire il Mose ci sono». E l’autonomia? «Chiedete a Salvini perché non parla di autonomia quando va al Sud e qui da noi non parla del Ponte sullo Stretto di Messina. Io sono favorevole all’autonomia, ho ancora lo stampino del referendum e la speranza che venga realizzata in questa legislatura», dice Cappelletti. Il ministro D’Incà puntualizza: «Senza il coronavirus saremmo alla prima lettura della legge quadro alla Camera. Ma il percorso verrà ripreso nei prossimi mesi. E concluso». Se così fosse, qualcuno nel centrodestra potrebbe ringraziare.

Fonte: Gazzettino del 28/06/2020 – di Alda Vanzan

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In una sala dell’hotel Ambasciatori di Mestre, l’ex senatore vicentino racconta una regione diversa da quello che il racconto del governatore leghista dispensa ogni giorno da quattro mesi nelle conferenze stampa quotidiane per l’emergenza Covid.

Vent’anni fa il Veneto non aveva ancora quel marchio di infamia che è lo scandalo Mose, e che impiegheremo generazioni a far scomparire dalla memoria delle coscienze. Vent’anni fa non avevamo ancora i project financing che andrebbero rivisti, perché ci fanno buttare milioni per opere pubbliche, se pensiamo che la Pedemontana Veneta dovrebbe costare 2 miliardi 258 milioni, ma in 39 anni porterà i veneti a sborsare 13 miliardi di euro, undici miliardi in più. Vent’anni fa avevamo due banche solide, orgoglio di questa terra, come Popolare di Vicenza e Veneto Banca, adesso ci sono 200mila persone senza risparmi e quando noi chiedevamo le inchieste, gli uomini del potere attaccavano le ispezioni della Banca d’Italia come ingerenze…”.

Comincia da qui, da questo percorso a ritroso nella memoria, il tentativo dei Cinquestelle di scalfire quella specie di monolite politico, mass-mediologico ed elettorale che Luca Zaia ha costruito attorno a sé e alla Lega. In una sala dell’hotel Ambasciatori di Mestre, l’ex senatore vicentino Enrico Cappelletti, candidato-presidente per le regionali di settembre, racconta un Veneto diverso da quello che la narrazione del governatore leghista dispensa ogni giorno da quattro mesi nelle conferenze stampa quotidiane per l’emergenza Covid.

“Ci rendiamo conto che l’amministrazione regionale è immutata, da vent’anni a governare sono sempre gli stessi?”. C’è l’atmosfera della rimpatriata di quelli che cinque anni fa erano giovani grillini alle prime armi, mentre adesso hanno alle spalle una legislatura di opposizione e sono cresciuti fino a far diventare ministro uno di loro come il bellunese Federico D’Incà, venuto a portare la sua benedizione ad una sfida difficilissima.

Cappelletti ha il merito di mettere il dito su alcune contraddizioni strutturali del sistema-Zaia. I leghisti non sono stati coinvolti nello scandalo Mose, ma erano nella giunta decapita dagli arresti nel 2014. I project-financing sono costosissimi, ma non è stato fatto niente per ridurli al ribasso. “Abbiamo presentato noi gli esposti su Popolare di Vicenza, mentre gli apici della Regione se la prendevano con Bankitalia”. Ma c’è spazio anche per l’inquinamento da Pfas dell’industria Miteni di Trissino: “Ha inquinato una falda grande come il Garda, con rischio per la salute di 200 mila cittadini, mentre le morti per patologie correlate sono 1,300 – continua Cappelletti – ma la Regione non ha voluto chiudere la fabbrica, anzi ha autorizzato la produzione di nuovi inquinanti come il GenX e ci ha minacciati di querela per averlo denunciato”.

Altro che paese dei balocchi, il Veneto ha le sue magagne a cui il potere politico ha dato il suo bel contributo, secondo i Cinquestelle. Un consumo del suolo che è il doppio della media nazionale. L’inquinamento atmosferico, che seppur non causato dalla Regione, ma dalle emissioni, dovrebbe essere ridotto dagli interventi pubblici, mentre viene autorizzato un nuovo inceneritore come quello di Fusina. La Sanità pubblica “sempre più privatizzata”. L’emergenza Covid? “Il sistema Veneto ha reagito bene, ma non dimentichiamo che il 7 marzo, dopo che Confindustria diede l’ordine, Zaia si scagliò contro il lockdown deciso da Conte, chiedendo di tenere tutto aperto. Se a Roma gli avessero dato retta, saremmo finiti come la Lombardia”.

Il miracolo economico? “Pil e reddito pro-capite sono diventati inferiori a quelli dell’Emilia Romagna e il rischio di povertà secondo l’Istat riguarda ormai il 18 per cento dei veneti”. Infine, il tormentone dell’autonomia, il totem di uno Zaia che accusa i grillini di non averla voluta. “Io voglio l’autonomia, ci credo, e spero che si faccia in questa legislatura – replica Cappelletti – Zaia pensi invece a Salvini, che di autonomia parla solo in Veneto e Lombardia, ma si guarda bene dal farlo in Sicilia o Calabria, dove va solo per sostenere il ponte di Messina. Il vero problema Zaia ce l’ha in casa, dentro la sua Lega”.

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Alleanze in Veneto non ne facciamo“: così il candidato alle regionali per il M5s Enrico Cappelletti. L’esponente del Movimento è stato presentato ufficialmente oggi a Mestre per la corsa alla poltrona di Governatore dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

“Questo perché la questione è stata discussa dall’assemblea regionale in Veneto e a stragrande maggioranza, pressoché all’unanimità, gli attivisti e gli eletti del Movimento – sottolinea – hanno preferito, almeno qui in Veneto, tornare a quello che eravamo quando siamo nati”.

A sancire la sfida del Movimento al Governatore leghista della regione Luca Zaia è stato oggi a Mestre il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

E’ un senatore della scorsa legislatura – spiega – una persona di grandissima esperienza, che ha portato avanti grandi battaglie per il M5s all’interno del territorio del Veneto. Si è sempre confrontato con gli imprenditori, ha sempre preso a cuore le battaglie ambientali, è la persona giusta su cui vogliamo credere per cambiare il Veneto“.

Fonte: TgVerona.it del 27/06/2020

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ENRICO CAPPELLETTI, LEI È CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE DEL VENETO PER IL MOVIMENTO 5 STELLE. CI DICA QUALCOSA DI LEI CHE AIUTI A CONOSCERLA PERSONALMENTE.

Sono nato a Padova 52 anni fa, mio padre era originario di Vicenza, faceva l’insegnante di giorno e studiava di notte per diventare medico: c’è l’ha fatta, così come molti in Veneto che lavorando rimboccandosi le maniche dal giorno alla notte, puntando tutto sulle proprie forze. Mi ha insegnato a non mollare, a porre valori e principi al di sopra di qualsiasi altro interesse.

Mia madre, padovana, mi ha trasmesso i valori del rispetto, dell’onestà e della famiglia. Grazie al sacrificio dei miei genitori ho potuto studiare, laurearmi e conseguire una importante specializzazione in Inghilterra, presso la prestigiosa Università di Oxford.

Professionalmente ho ricoperto per anni, anche in India, mansioni di responsabilità, dalla produzione allo sviluppo commerciale per una nota azienda e gestendo fino a 140 dipendenti di varie etnie e religioni.

Dopo un intenso impegno da professionista, non più dipendente per scelta personale, ho fondato una azienda specializzata in servizi di assistenza tecnica alle imprese. Le mie consulenze aziendali erano dirette particolarmente alle imprese del Veneto per ottenere innovative certificazioni di processi e di prodotti, per massimizzare lo sviluppo commerciale delle merci con certificazioni di eco-sostenibilità: FSC e PEFC (Forest Stuward Council e Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), certificazioni che attestano l’origine del legno da foreste gestite secondo criteri di eco-sostenibilità.

Sono nato in veneto ed il Veneto é la regione per eccellenza delle partite iva, delle piccole e medie imprese che puntualmente, anche tra le avversità economiche ed emergenziali, si rimettono in gioco obbedendo alla propria responsabilità e coscienza. Io mi sento così, italiano e veneto nei sentimenti e nell’orgoglio.

COME NASCE ENRICO CAPPELLETTI NEL M5S E QUALI SONO I SUOI PROGRAMMI PER IL VENETO?

Nel 2013 fui candidato capolista ed eletto Senatore per il M5S, portai il mio bagaglio di esperienza professionale per metterla al servizio del Paese. Lungo sarebbe elencare gli interventi e le battaglie portate avanti in Parlamento e per la difesa del territorio. Ma permettetemi di citare due disegni di legge che depositai con orgoglio nella XVII legislatura e che divennero legge nella successiva: la sospensione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado ed il Daspo ai corrotti, entrambi ripresi dallo “Spazzacorrotti”.

I cittadini di questa regione hanno contribuito a creare negli anni il Veneto del lavoro, dell’onestà, dell’intraprendenza, della solidarietà. Oggi però questi valori sono compromessi: è giunto veramente il momento di mettere da parte propaganda e slogan: oggi dobbiamo fare scelte coraggiose. Dobbiamo progettare i prossimi 20 anni per il Veneto e per fare questo, dobbiamo guardare a non ricommettere gli errori che hanno segnato l’amministrazione di questa Regione, amministrata da 20 anni dalle stesse persone:

  • 20 anni fa non c’era il Mose ed i project financing, non c’era Pedemontana Veneta, un’opera utile ma che a fronte di costi per poco più di 2 miliardi verrà fatta pagare ai cittadini oltre 13 miliardi in più: una cifra pari a due Mose, buttata dalla finestra.
  • 20 anni fa avevamo due Banche solide in Veneto. Ora non sono rimaste neanche le ceneri. Sono stati mandati sul lastrico 200 mila risparmiatori. Noi abbiamo presentato l’esposto dal quale sono partite le indagini, mentre qualcuno in regione difendeva il management dai controlli della Banca d’Italia: “Quello della Banca d’Italia a Veneto Banca è stato un attacco senza precedenti alla nostra identità e alla nostra autonomia”. Abbiamo visto com’è andata a finire.
  • 20 anni fa in Veneto non c’era il disastro ambientale da inquinamento da Pfas che c’è ora. Inquinamento ignorato per anni. Quando il M5S depositava esposti su esposti in Procura, la regione minacciava il M5S di querela per procurato allarme e quel che è peggio, autorizzava l’azienda inquinante a sintetizzare una nuova molecola ancor più pericolosa, il Gen-X, senza comunicare ad Arpav di provvedere alle necessarie verifiche. Il Gen-X, poi, è stato trovato regolarmente disperso nell’ambiente.
  • Il consumo di suolo è arrivato al 12,40% in Veneto, contro una media nazionale di quasi la metà. Negli ultimi due anni abbiamo glissato il record nazionale e non c’é alcuna intenzione di invertire la tendenza. Ad ogni pioggia anomala, vi sono allagamenti. Il conto dei danni è sempre impietoso.
  • E’ cresciuto a dismisura l’inquinamento atmosferico. Nonostante i gravissimi dati sulla salute e 6 capoluoghi di provincia su sette che superano i limiti stabiliti per legge, già nei primi mesi dell’anno, la Regione ha ritenuto di inaugurare questa nuova Fase 3 post Covid autorizzando un nuovo inceneritore a Fusina. Non un nuovo impianto di riciclo che, a parità di investimento, creerebbe molti più posti di lavoro e sarebbe compatibile con la salute dei cittadini.
  • 20 anni fa la Sanità in Veneto disponeva del 25% di posti letto in più. Certo hanno avuto un ruolo le politiche e i tagli nazionali, ma se in Veneto un Ospedale come quello dell’Angelo da 230 milioni è costato circa un miliardo e settecento milioni, forse una riflessione sullo sperpero di risorse, sottratte al servizio sanitario, deve essere fatta.
  • 20 anni fa il veneto era il “mitico” Nord-Est, locomotiva d’Italia. Oggi il Veneto è stato superato in termini di PIL che di reddito pro-capite da altre regioni, si pensi ad esempio dall’Emilia Romagna. Le “persone a rischio povertà ed emarginazione sociale” secondo l’Istat in Veneto sono pericolosamente salite al 18%, valore nettamente superiore alle regioni del nord e del centro Italia.

COSA VUOL DIRE PER ENRICO CAPPELLETTI IMPEGNARSI UNA REGIONE MIGLIORE?

Il mio impegno da Presidente della Regione del Veneto per il Movimento 5 Stelle è estremamente serio, in sintesi per:

  • Una Regione che dinnanzi a 11 mila capannoni vuoti, incentivi fortemente l’utilizzo delle strutture esistenti piuttosto che continuare a cementificare sul poco di suolo vergine restante. Il caso di Amazon è eclatante: porte spalancate agli investimenti, ma va fortemente incentivato l’uso o la ricostruzione dell’esistente.
  • Una Regione che prenda atto del fatto che rischia di diventare una camera a gas, deve attuare interventi straordinari per la tutela della salute ed il contenimento all’inquinamento dell’aria. Che fine ha fatto il progetto di sistema ferroviario metropolitano di superficie? È stato archiviato perché troppo costoso. Però per gettare 13 miliardi di euro in una infrastruttura come Pedemontana Veneta, che ne costa 2 miliari e 258, il denaro è magicamente a disposizione. Finanziamo il progetto con i risparmi derivanti dalle rinegoziazioni di tutti fallimentari i contratti di project sottoscritti dalla regione e con l’impugnazione dei contratti in derivati, come da recente sentenza della Cassazione.
  • Una Regione che, dopo tanti anni di smantellamento della sanità pubblica (25%), pezzetto dopo pezzetto, a favore dei privati, si ponga quale priorità la tutela della salute dei cittadini, attraverso una sanità pubblica (70% riabilitazione), con nomine dei dirigenti per merito e non per contiguità politica.
  • Una Regione che torni a considerare l’onestà quale valore, con soli candidati dalla fedina penale pulita e certificata.

UN IMPEGNO DA VERO CANDIDATO AL GOVERNO DEL VENETO, NON SARÀ UNA BATTAGLIA FACILE…

Partiamo da qui. Con il cuore, l’entusiasmo e la passione delle nostre origini a 5 Stelle. Dobbiamo e vogliamo guardare avanti, oltre la visione degli altri che è di breve periodo. Non dobbiamo più accontentarci, dobbiamo riprendere a sognare in grande. Perché un Veneto diverso non è solo possibile, è anche auspicabile.

Vogliamo portare al cuore dei Veneti la nostra visione di un Veneto migliore, non è solo un sogno è anche un impegno che assumiamo davanti ai cittadini, un impegno per:

Il lavoro, la formazione di livello, l’innovazione tecnologia, la sostenibilità e l’economia circolare, le energie alternative, l’agricoltura biologica quale fiori all’occhiello per l’offerta di prodotti, internet, la banda larga ed ultra larga per rilanciare le nostre imprese.

Non sarà per noi una battaglia facile, ma il sottoscritto candidato alla presidenza del Veneto e tutti i candidati al Consiglio Regionale ce la metteremo tutta perché questa è la regione che amiamo, la regione dove sono nati e dove cresceranno i nostri figli, una regione che, se i cittadini lo vorranno, con il M5S potrà veramente diventare una regione migliore per tutti.

Fonte: irogpress.com del 27/06/2020

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