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La data è ancora incerta – la più gettonata è quella di domenica 20 e lunedì 21 settembre – ma la corsa per le elezioni per rinnovare il Consiglio regionale, di 51 membri, si scalda e scendono in campo altri candidati alla presidenza, come quello del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti e quella di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, Daniela Sbrollini.

In pista per sfidare il presidente uscente Luca Zaia, leghista, alla guida di una amministrazione di centrodestra, in carica da 10 anni dopo due mandati quinquennali, ma con un prolungamento di qualche mese dovuto all’emergenza Coronavirus.

Sei per ora i candidati alla presidenza. Zaia si presenta con la liste della Lega, della Lista Zaia e una di amministratori. C’è un punto di domanda sul proseguire o meno l’alleanza con Fratelli d’Italia, anzitutto, oltre che con Forza Italia. Il leader della Lega Salvini e Zaia hanno posto la condizione della condivisione totale dell’autonomia del Veneto, ma la leader di FdI Giorgia Meloni non vuole condizioni.La battaglia contro Zaia stavolta è tanto più in salita. Anche in considerazione del fatto che la compagine governativa nazionale Pd, Movimento 5 Stelle, Leu e Italia Viva è spaccata in tre, nella corsa per il Veneto. Il Pd sostiene infatti il candidato del Veneto che vogliamo Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, con Verdi, Più Europa, Centro Democratico, Veneto Civico, Volt, Sanca Veneta e Democrazia Solidale.

Sul fronte del Movimento 5 Stelle si candida a presidente Enrico Cappelletti, 52 anni, padovano, già senatore del M5S. «Il mio impegno da presidente del Veneto per il Movimento 5 Stelle è per una Regione migliore», ha detto al lancio della sua candidatura, presenti il ministro Alessandro D’Incà, bellunese, del M5S, e Manuel Brusco, consigliere regionale del M5S, veronese, ricandidato.

«Una Regione che dinanzi a 11.000 capannoni vuoti incentivi l’utilizzo delle strutture esistenti piuttosto che continuare a cementificare sul poco di suolo vergine restante. Una Regione», ha proseguito, «che deve attuare interventi straordinari per la tutela della salute e il contenimento dell’inquinamento. Una Regione che dopo tanti anni di smantellamento della sanità pubblica (25%), pezzetto dopo pezzetto, a favore dei privati, si ponga quale priorità la tutela della salute, attraverso una sanità pubblica (70% riabilitazione), con nomine dei dirigenti per merito e non per contiguità politica».

E a Padova Italia Viva ha lanciato la candidatura a presidente della Regione della senatrice Daniela Sbrollini, 48 anni, di Latiano (Brindisi) presenti la ministra Elena Bonetti, il segretario nazionale del Psi Vincenzo Maraio, il deputato Davide Bendinelli e la consigliera regionale Orietta Salemi, ricandidata. «Siamo di fronte a una situazione che dura da 25 anni, in questa regione», ha detto la Sbrollini. «Ci sono due schieramenti conservatori che tendono a schiacciarsi su posizioni sterili e ideologiche, senza risolvere i veri problemi. La crisi dovuta al Covid-19 ha amplificato le falle in Veneto sotto l’aspetto sociale e sanitario. Le riforme strutturali oggi sono una necessità non più essere rimandabile».Altri due candidati presidenti sono Antonio Guadagnini, di Bassano del Grappa, consigliere regionale, del Partito dei Veneti, e Carlo Costantini, di Veneto Verde.

Fonte: L’Arena del 05/07/2020, di Enrico Giardini

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Ad aprile, nel mezzo della pandemia, la denuncia di responsabilità della Regione Veneto nel non aver fermato l’inquinamento della Miteni da Pfas di seconda generazione era passata quasi inosservata. Siccome in due mesi e mezzo la Regione non ha risposto, il Movimento Cinquestelle è tornato all’assalto ribadendo le accuse per la gravissima alterazione delle falde, che – a partire dall’azienda di Trissino ora sotto processo – interessa almeno 300mila cittadini e quattro province venete, Vicenza, Verona, Padova e Venezia.

Nel mirino ci sono GenX e C6O4 prodotti dalla Miteni dal 2013 al 2018 e scoperti nelle acque solo due anni fa dall’Arpav. Dopo le diffide della Provincia di Vicenza, la Miteni aveva interrotto la produzione. Ma era dal 2014 che la Regione aveva rilasciata (dopo un’istruttoria di 16 mesi) l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per la lavorazione di un rifiuto pericoloso contenente GenX, che negli anni successivi sarebbe stato conferito dalla ditta olandese Chemours per un totale di 300 tonnellate. Proprio il GenX sarebbe il sostituto del Pfoa, uno dei Pfas (con numerose applicazioni industriali) che Miteni aveva terminato di produrre nel 2013. Ma Arpav aveva scoperto l’inquinamento da GenX solo nel luglio 2018, dopo che il Ministero dell’Ambiente olandese aveva invitato a verificare la lavorazione della Miteni.

Cinquestelle avevano chiesto come fosse possibile che nessuno se ne fosse accorto prima e chiedevano a che punto fosse la bonifica del sito Miteni, iniziata ormai nel 2013 e non ancora conclusa, sia per quanto riguarda la messa in sicurezza, che la caratterizzazione dell’area, ovvero l’acquisizione di dati attraverso carotaggi.

In assenza di risposte, il candidato presidente regionale, Enrico Cappelletti, ex senatore, ha convocato una nuova conferenza stampa, lanciando la sfida al governatore leghista. “Luca Zaia ha dimostrato che sul tema Pfas non vuol rispondere, come se non stessimo parlando del caso di inquinamento più grave non solo in Italia, ma in Europa, che coinvolge un’area grande come il lago di Garda. Eppure le risposte da dare ai cittadini non sono tante. A che punto è la messa in sicurezza dello stabilimento? Ci sono progetti di bonifica reali? Perché la Regione autorizzò la sintesi della molecola GenX da parte di un’industria già attenzionata, mentre erano già in atto denunce pubbliche, interrogazioni parlamentari ed esposti in Procura? Perché non è stato applicato il Piano regionale di Tutela delle Acque, che dal 2017 prevede la rimozione degli impianti potenzialmente inquinanti in vicinanza di una fonte acquifera?”.

Conclusione di Cappelletti: “C’e una responsabilità politica enorme se l’inquinamento è arrivato a questa portata.”

Il consigliere uscente Manuel Brusco ha poi rincarato: “I lavori di bonifica dell’area Miteni sono rimasti fermi a causa dell’emergenza Covid, mentre i cantieri della vicina Pedemontana Veneta non si sono interrotti. Che fine hanno fatto i 7000 carotaggi annunciati da Zaia, così come le azioni di bonifica?”.

Lo scorso maggio l’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin aveva risposto che la denuncia dell’inquinamento era partita nel 2013 dalla Regione e non dai Cinquestelle, mentre dopo il fallimento della Miteni il Tribunale “ha assegnato con regolare asta pubblica l’area a un soggetto ben preciso, che ha il compito di procedere con la bonifica: noi rispettiamo il lavoro della magistratura e collaboriamo con essa”.

Sonia Perenzoni, candidata al consiglio regionale, ha definito “una barzelletta” il progetto di costruire un muro in cemento lungo 600 metri “che dovrebbe isolare le acque del torrente Poscola dai terreni inquinati: per dividere la falda dal terreno contaminato, è evidente che semmai va costruito un diaframma orizzontale, che separi le superfici”.

Mentre cominciava la conferenza stampa, il commissario per l’emergenza PfasNicola Dell’Acqua, ha diffuso un comunicato della Regione che si limita a rendere conto dei lavori per fornire di acqua pulita gli acquedotti attualmente inquinati dai Pfas. “Non vi sono ritardi rispetto al cronoprogramma” ha detto. Ma nulla ha replicato su bonifiche e acque avvelenate dai Pfas di seconda generazione.

Fonte: ilfattoquotidiano.it del 02/07/2020 – di Giuseppe Pietrobelli _ _

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È responsabilità politica della Regione se il più grande caso di inquinamento in Europa, che coinvolge 300mila veneti, ha raggiunto una portata così drammatica». Il Movimento 5 Stelle Veneto attacca il presidente Luca Zaia sulla gestione dei Pfas dell’ex Miteni di Trissino (Vicenza).

«Dopo 130 conferenze stampa quotidiane Zaia continua a non rispondere su cosa sta facendo per risolvere il grave disastro ambientale – dichiara Enrico Cappelletti, candidato governatore per il Movimento 5 Stelle in Veneto-. Serve una bonifica dell’area e il conto deve essere fatto pagare a chi ha creato i disagi, come avviene negli altri paesi».

Dopo il rallentamento dovuto al Covid19 di marzo e aprile a causa delle norme imposte dall’emergenza sanitaria, sono ripresi i lavori per realizzare le nuove condotte per portare acqua pulita in zone contaminate. La Regione Veneto fa sapere che le opere sono riprese e non vi saranno ritardi rispetto a quanto previsto da cronoprogramma. Riprendono i lavori nelle quattro dorsali: Veronese (Belfiore-Lonigo), Basso Vicentino (Montecchio Maggiore – Brendola – Lonigo), Padovano (maxi condotta Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore e realizzazione del serbatoio di Montagnana) e Alto Vicentino (ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e realizzazione di opere di attingimento da connettere all’esistente condotta della Valle dell’Agno).

Ma per i consiglieri regionali 5 Stelle Simone Scarabel, Erika Baldin e Jacopo Berti la Regione si è mossa con lentezza della gestione dell’emergenza ambientale.

«Perché la Regione ha atteso anni per andare a ricercare un Pfas di nuova generazione nelle falde, dopo che lo aveva autorizzato nel 2014 – spiega Manuel Brusco, consigliere regionale M5S -. E lo ha fatto con grave ritardo, solo dopo una pronuncia del governo olandese di anni prima». L’emergenza nata dall’ex Miteni ha ricadute in mezzo Veneto.

«Sul fronte della bonifica non sappiamo ancora nulla: sono stati promessi 7mila carotaggi, ma non si sa cosa è emerso – attacca Sonia Perenzoni, candidata consigliere M5S nel Vicentino -. Ancora oggi quando la falda si alza, si imbeve di inquinanti e poi li porta a valle. Il muro di cemento promesso serve per salvare la falda dal fiume che passa accanto, ma non risolve il problema. La fabbrica è da smantellare, bisogna togliere il “pastiglione contaminato” quanto prima».

A causa del Covid, per quanto concerne le opere non emergenziali, il termine per la conclusione dei lavori è stato posticipato di sei mesi, a giugno 2021.

Fonte: Mattino di Padova del 02/07/2020 – di Nicola Brillo

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Quante ne ha viste e sentite, la saletta al primo piano dell’hotel Ambasciatori a Mestre, con la sua moquette azzurrina e le poltroncine di ottone dal velluto rosso. Era la sala delle conferenze dei partiti della Prima Repubblica e adesso, su quella stessa moquette un po’ più sbiadita, il Movimento 5 Stelle con il candidato presidente Enrico Cappelletti lancia la sfida (impossibile?) al governatore leghista del Veneto Luca Zaia: «Noi sogniamo un Veneto migliore».

L’imperativo: rinegoziare tutti i contratti di project financing, a partire dalla Superstrada Pedemontana «che costa 2,258 miliardi e non si capisce perché i veneti ne debbano pagare 13». Idem per i contratti derivati. E con i soldi risparmiati rimettere in piedi l’Sfmr, la metropolitana di superficie, «un progetto di 30 anni fa, ma che era straordinario perché consentiva di spostarsi in tutta la regione interscambiando ferro e gomma. Valeva 6 miliardi, nel 2018 Zaia l’ha messo da parte, per noi va ripreso».

GLI SCENARI

In un caldo sabato di inizio estate, peraltro il primo senza la conferenza stampa quotidiana di Zaia dalla Protezione civile di Marghera («Dopo 126 giorni di conferenze stampa io vi inviterei allo sciopero», sorride ai giornalisti il ministro pentastellato Federico D’Incà, salvo subito precisare: «Era una battuta»), l’ex senatore Enrico Cappelletti scelto come candidato presidente della Regione dal popolo grillino, dice come cercherà di fronteggiare il più amato dei governatori d’Italia. Gli scenari non sono dei migliori: il M5s che nel 2015 con il padovano Jacopo Berti arrivò terzo (11,8%) dopo la dem Alessandra Moretti (22,7%), adesso è accreditato sul 7% (e c’è chi metterebbe la firma per non scendere sotto).

Sul palco ci sono il ministro D’Incà e tre dei quattro consiglieri uscenti: il veronese Manuel Brusco, la veneziana di Chioggia Erika Baldin (che era in lizza per Palazzo Balbi e non ce l’ha fatta per pochi voti), Berti che è l’unico a non ricandidarsi («Credo nei valori del M5s, la rotazione, il fatto che non debbano esserci professionisti della politica»), assente giustificato il trevigiano Simone Scarabel. In sala i parlamentari Orietta Vanin, Giovanni Endrizzi, Barbara Guidolin. Le liste provinciali sono pronte (Cappelletti correrà anche a Treviso), di sicuro non ci saranno alleanze con delle civiche («Il nostro regolamento lo consente, ma lo abbiamo escluso»).

LA STRATEGIA

La linea di attacco del M5s, partito di governo a Roma prima con la Lega e ora con il Pd, ma di opposizione in Veneto, l’ha delineata Cappelletti. Che prima si è presentato: 52 anni (stessa età di Zaia), padovano, sposato, due figli, laureato, master a Oxford, imprenditore della certificazione green, già senatore per il M5s dal 2013 al 2018, nessun cenno al passato (due candidature per la Lega nel Padovano alle Politiche 96 e 98, un mandato in consiglio di circoscrizione, nel 2019 a Roma nello staff del viceministro Vito Crimi). La strategia comunicativa? Addossare a chi ha governato negli ultimi vent’anni – Lega, Forza Italia, tutto il centrodestra – non solo le scelte amministrative, quanto le mancate decisioni. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico: «Non si può dire che sia colpa di Zaia se viviamo nel catino padano, ma allora non può autorizzare l’inceneritore a Fusina». E via di seguito: non aver mosso un dito contro i project financing, non aver denunciato alla Procura come invece ha fatto il M5s la «malagestio» della Banca Popolare di VicenzaNoi presentavamo gli esposti e loro difendevano il management dicendo che Bankitalia non doveva fare i controlli»), non aver chiuso la Miteni per l’inquinamento da Pfas («L’attuale processo nasce dai nostri esposti e la Regione cosa faceva? Ci minacciava»). Proposte? Riconvertire gli 11mila capannoni vuoti, riprendere l’Sfmr. Con quali risorse? Con la rinegoziazione dei project financing.
Altri temi, il Mose per la salvaguardia di Venezia: «L’ipotesi che la manutenzione si faccia all’Arsenale non sta né in cielo né in terra», dice Cappelletti, ma, parola di ministro, «i soldi per finire il Mose ci sono». E l’autonomia? «Chiedete a Salvini perché non parla di autonomia quando va al Sud e qui da noi non parla del Ponte sullo Stretto di Messina. Io sono favorevole all’autonomia, ho ancora lo stampino del referendum e la speranza che venga realizzata in questa legislatura», dice Cappelletti. Il ministro D’Incà puntualizza: «Senza il coronavirus saremmo alla prima lettura della legge quadro alla Camera. Ma il percorso verrà ripreso nei prossimi mesi. E concluso». Se così fosse, qualcuno nel centrodestra potrebbe ringraziare.

Fonte: Gazzettino del 28/06/2020 – di Alda Vanzan

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Alleanze in Veneto non ne facciamo“: così il candidato alle regionali per il M5s Enrico Cappelletti. L’esponente del Movimento è stato presentato ufficialmente oggi a Mestre per la corsa alla poltrona di Governatore dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

“Questo perché la questione è stata discussa dall’assemblea regionale in Veneto e a stragrande maggioranza, pressoché all’unanimità, gli attivisti e gli eletti del Movimento – sottolinea – hanno preferito, almeno qui in Veneto, tornare a quello che eravamo quando siamo nati”.

A sancire la sfida del Movimento al Governatore leghista della regione Luca Zaia è stato oggi a Mestre il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

E’ un senatore della scorsa legislatura – spiega – una persona di grandissima esperienza, che ha portato avanti grandi battaglie per il M5s all’interno del territorio del Veneto. Si è sempre confrontato con gli imprenditori, ha sempre preso a cuore le battaglie ambientali, è la persona giusta su cui vogliamo credere per cambiare il Veneto“.

Fonte: TgVerona.it del 27/06/2020

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ENRICO CAPPELLETTI, LEI È CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE DEL VENETO PER IL MOVIMENTO 5 STELLE. CI DICA QUALCOSA DI LEI CHE AIUTI A CONOSCERLA PERSONALMENTE.

Sono nato a Padova 52 anni fa, mio padre era originario di Vicenza, faceva l’insegnante di giorno e studiava di notte per diventare medico: c’è l’ha fatta, così come molti in Veneto che lavorando rimboccandosi le maniche dal giorno alla notte, puntando tutto sulle proprie forze. Mi ha insegnato a non mollare, a porre valori e principi al di sopra di qualsiasi altro interesse.

Mia madre, padovana, mi ha trasmesso i valori del rispetto, dell’onestà e della famiglia. Grazie al sacrificio dei miei genitori ho potuto studiare, laurearmi e conseguire una importante specializzazione in Inghilterra, presso la prestigiosa Università di Oxford.

Professionalmente ho ricoperto per anni, anche in India, mansioni di responsabilità, dalla produzione allo sviluppo commerciale per una nota azienda e gestendo fino a 140 dipendenti di varie etnie e religioni.

Dopo un intenso impegno da professionista, non più dipendente per scelta personale, ho fondato una azienda specializzata in servizi di assistenza tecnica alle imprese. Le mie consulenze aziendali erano dirette particolarmente alle imprese del Veneto per ottenere innovative certificazioni di processi e di prodotti, per massimizzare lo sviluppo commerciale delle merci con certificazioni di eco-sostenibilità: FSC e PEFC (Forest Stuward Council e Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), certificazioni che attestano l’origine del legno da foreste gestite secondo criteri di eco-sostenibilità.

Sono nato in veneto ed il Veneto é la regione per eccellenza delle partite iva, delle piccole e medie imprese che puntualmente, anche tra le avversità economiche ed emergenziali, si rimettono in gioco obbedendo alla propria responsabilità e coscienza. Io mi sento così, italiano e veneto nei sentimenti e nell’orgoglio.

COME NASCE ENRICO CAPPELLETTI NEL M5S E QUALI SONO I SUOI PROGRAMMI PER IL VENETO?

Nel 2013 fui candidato capolista ed eletto Senatore per il M5S, portai il mio bagaglio di esperienza professionale per metterla al servizio del Paese. Lungo sarebbe elencare gli interventi e le battaglie portate avanti in Parlamento e per la difesa del territorio. Ma permettetemi di citare due disegni di legge che depositai con orgoglio nella XVII legislatura e che divennero legge nella successiva: la sospensione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado ed il Daspo ai corrotti, entrambi ripresi dallo “Spazzacorrotti”.

I cittadini di questa regione hanno contribuito a creare negli anni il Veneto del lavoro, dell’onestà, dell’intraprendenza, della solidarietà. Oggi però questi valori sono compromessi: è giunto veramente il momento di mettere da parte propaganda e slogan: oggi dobbiamo fare scelte coraggiose. Dobbiamo progettare i prossimi 20 anni per il Veneto e per fare questo, dobbiamo guardare a non ricommettere gli errori che hanno segnato l’amministrazione di questa Regione, amministrata da 20 anni dalle stesse persone:

  • 20 anni fa non c’era il Mose ed i project financing, non c’era Pedemontana Veneta, un’opera utile ma che a fronte di costi per poco più di 2 miliardi verrà fatta pagare ai cittadini oltre 13 miliardi in più: una cifra pari a due Mose, buttata dalla finestra.
  • 20 anni fa avevamo due Banche solide in Veneto. Ora non sono rimaste neanche le ceneri. Sono stati mandati sul lastrico 200 mila risparmiatori. Noi abbiamo presentato l’esposto dal quale sono partite le indagini, mentre qualcuno in regione difendeva il management dai controlli della Banca d’Italia: “Quello della Banca d’Italia a Veneto Banca è stato un attacco senza precedenti alla nostra identità e alla nostra autonomia”. Abbiamo visto com’è andata a finire.
  • 20 anni fa in Veneto non c’era il disastro ambientale da inquinamento da Pfas che c’è ora. Inquinamento ignorato per anni. Quando il M5S depositava esposti su esposti in Procura, la regione minacciava il M5S di querela per procurato allarme e quel che è peggio, autorizzava l’azienda inquinante a sintetizzare una nuova molecola ancor più pericolosa, il Gen-X, senza comunicare ad Arpav di provvedere alle necessarie verifiche. Il Gen-X, poi, è stato trovato regolarmente disperso nell’ambiente.
  • Il consumo di suolo è arrivato al 12,40% in Veneto, contro una media nazionale di quasi la metà. Negli ultimi due anni abbiamo glissato il record nazionale e non c’é alcuna intenzione di invertire la tendenza. Ad ogni pioggia anomala, vi sono allagamenti. Il conto dei danni è sempre impietoso.
  • E’ cresciuto a dismisura l’inquinamento atmosferico. Nonostante i gravissimi dati sulla salute e 6 capoluoghi di provincia su sette che superano i limiti stabiliti per legge, già nei primi mesi dell’anno, la Regione ha ritenuto di inaugurare questa nuova Fase 3 post Covid autorizzando un nuovo inceneritore a Fusina. Non un nuovo impianto di riciclo che, a parità di investimento, creerebbe molti più posti di lavoro e sarebbe compatibile con la salute dei cittadini.
  • 20 anni fa la Sanità in Veneto disponeva del 25% di posti letto in più. Certo hanno avuto un ruolo le politiche e i tagli nazionali, ma se in Veneto un Ospedale come quello dell’Angelo da 230 milioni è costato circa un miliardo e settecento milioni, forse una riflessione sullo sperpero di risorse, sottratte al servizio sanitario, deve essere fatta.
  • 20 anni fa il veneto era il “mitico” Nord-Est, locomotiva d’Italia. Oggi il Veneto è stato superato in termini di PIL che di reddito pro-capite da altre regioni, si pensi ad esempio dall’Emilia Romagna. Le “persone a rischio povertà ed emarginazione sociale” secondo l’Istat in Veneto sono pericolosamente salite al 18%, valore nettamente superiore alle regioni del nord e del centro Italia.

COSA VUOL DIRE PER ENRICO CAPPELLETTI IMPEGNARSI UNA REGIONE MIGLIORE?

Il mio impegno da Presidente della Regione del Veneto per il Movimento 5 Stelle è estremamente serio, in sintesi per:

  • Una Regione che dinnanzi a 11 mila capannoni vuoti, incentivi fortemente l’utilizzo delle strutture esistenti piuttosto che continuare a cementificare sul poco di suolo vergine restante. Il caso di Amazon è eclatante: porte spalancate agli investimenti, ma va fortemente incentivato l’uso o la ricostruzione dell’esistente.
  • Una Regione che prenda atto del fatto che rischia di diventare una camera a gas, deve attuare interventi straordinari per la tutela della salute ed il contenimento all’inquinamento dell’aria. Che fine ha fatto il progetto di sistema ferroviario metropolitano di superficie? È stato archiviato perché troppo costoso. Però per gettare 13 miliardi di euro in una infrastruttura come Pedemontana Veneta, che ne costa 2 miliari e 258, il denaro è magicamente a disposizione. Finanziamo il progetto con i risparmi derivanti dalle rinegoziazioni di tutti fallimentari i contratti di project sottoscritti dalla regione e con l’impugnazione dei contratti in derivati, come da recente sentenza della Cassazione.
  • Una Regione che, dopo tanti anni di smantellamento della sanità pubblica (25%), pezzetto dopo pezzetto, a favore dei privati, si ponga quale priorità la tutela della salute dei cittadini, attraverso una sanità pubblica (70% riabilitazione), con nomine dei dirigenti per merito e non per contiguità politica.
  • Una Regione che torni a considerare l’onestà quale valore, con soli candidati dalla fedina penale pulita e certificata.

UN IMPEGNO DA VERO CANDIDATO AL GOVERNO DEL VENETO, NON SARÀ UNA BATTAGLIA FACILE…

Partiamo da qui. Con il cuore, l’entusiasmo e la passione delle nostre origini a 5 Stelle. Dobbiamo e vogliamo guardare avanti, oltre la visione degli altri che è di breve periodo. Non dobbiamo più accontentarci, dobbiamo riprendere a sognare in grande. Perché un Veneto diverso non è solo possibile, è anche auspicabile.

Vogliamo portare al cuore dei Veneti la nostra visione di un Veneto migliore, non è solo un sogno è anche un impegno che assumiamo davanti ai cittadini, un impegno per:

Il lavoro, la formazione di livello, l’innovazione tecnologia, la sostenibilità e l’economia circolare, le energie alternative, l’agricoltura biologica quale fiori all’occhiello per l’offerta di prodotti, internet, la banda larga ed ultra larga per rilanciare le nostre imprese.

Non sarà per noi una battaglia facile, ma il sottoscritto candidato alla presidenza del Veneto e tutti i candidati al Consiglio Regionale ce la metteremo tutta perché questa è la regione che amiamo, la regione dove sono nati e dove cresceranno i nostri figli, una regione che, se i cittadini lo vorranno, con il M5S potrà veramente diventare una regione migliore per tutti.

Fonte: irogpress.com del 27/06/2020

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UN VENETO MIGLIORE

2020, Stampa

27 Giugno 2020

Voglio un Veneto migliore”. Con queste parole, stamattina presso l’Hotel Ambasciatori di Mestre, Enrico Cappelletti ha presentato la sua candidatura alla carica di Governatore del Veneto per il Movimento 5 Stelle. Una sfida non facile avendo contro Zaia e Lorenzoni. Ma Enrico Cappelletti conta molto sul suo programma e il suo background per dare filo da torcere agli avversari.

Uniti per un Veneto migliore

Accompagnato dai consiglieri Manuel Brusco, Jacopo Berti, Erika Baldin e dal ministro Federico D’Incà, responsabile per i rapporti con il Parlamento e le Riforme nel Governo Conte bis, Cappelletti è apparso sicuro e affabile. Il primo a prendere la parola è stato Brusco. “Sono stati 5 anni in consiglio regionale duri ma che ci hanno fatto crescere. Enrico è stato sempre al nostro fianco. Appoggiandoci nelle nostre battaglie. Come squadra siamo orgogliosi di averlo come candidato”. È poi la volta di Erika Baldin “5 anni meravigliosi vissuti intensamente tra alti e bassi. Abbiamo parlato con tanti comitati e persone e confrontato con loro. Siamo diventati più forti dialogando con le persone”.

A dare il vero slancio però è un Jacopo Berti più in forma che mai. “5 anni fa ero qui anche se con altre persone ma sono contento di dimostrare che il Movimento nei cui ideali io credo fortemente ci sia anche un cambio di persone e generazione. Sono certo che non ci sia persona migliore di Enrico a cui passare il testimone. Ringrazio anche chi mi ha criticato perché mi ha fatto crescere e spero che chi ci ha dato fiducia prima continui a darcela ancora di più per cambiare questa politica veneta. Enrico ha tutte le carte in regola per portare questo vento di cambiamento”.

Il ministro

D’inca prende subito la palla al balzo da Jacopo e sottolinea i meriti e il background di Cappelletti. “Enrico è la persona giusta per questa impresa.  Ho combattuto con lui gomito a gomito. È un imprenditore. Sa cosa vuol dire lavorare e faticare. Ha sempre lavorato per migliorare il territorio Veneto. Per questo ringrazio tutti i presenti e chi l’ha indicato come candidato. Vogliamo con Enrico portare avanti un grande lavoro per far crescere il nostro territorio. Parlare del M5S significa guardare al futuro. Basta pensare alla app immuni ma anche quanto ha fatto e sta facendo il governo attraverso il Mise e con le risposte che stiamo dando ai nostri imprenditori. Deve esserci una ripartenza in tutta Italia con questo governo e tramite Enrico per la Regione Veneto. Non scordiamoci, però, che abbiamo un’altra battaglia da portare avanti. Quella sulla questione dei vitalizi. E lo faremo insieme a lui”

Enrico Cappelletti e un Veneto migliore

Ultimo a prendere la parola ma non certo per importanza proprio il candidato pentastellato. Che con calma e serietà espone il suo programma per un Veneto migliore. “Il nostro impegno in Regione serve a dare una scossa. Dobbiamo dare le indicazioni giuste per un grande cambiamento. Ormai da 20 anni siamo governati sempre dagli stessi personaggi e 20 anni fa in Veneto non avevamo quel marchio di infamia, ad esempio, del Mose. È la dimostrazione di come queste persone gettano i soldi dalla finestra senza pensare ai cittadini”

L’esempio Pedemontana

 “Ad esempio la Pedemontana che rimane un’opera utilissima, con il nuovo project financing vedrà lievitare i costi di 11 miliardi e questo ricadrà sui nostri figli. Come la questione della Banca popolare di Vicenza. Ci siamo subito schierati con i cittadini lottando contro chi nel Veneto difendeva Veneto banca e BpVi, dicendo che la Banca d’Italia non doveva fare controlli”. Enrico sposta poi il tema su una questione che gli sta molto a cuore: l’inquinamento e il rispetto ambientale. “Abbiamo fatto esposti su esposti per l’inquinamento da Pfas e mentre noi lottavamo la Regione dava l’ok a una nuova molecola che poi è stata ritrovata nelle acque e l’associazione “Medici per l’ambiente” ha rilevato oltre mille persone morte per Pfas.

Un Veneto migliore con l’ambiente

“Abbiamo approfittato del nostro territorio. Lo sfruttamento del terreno per la cementificazione ci rende vittime di frane e allagamenti. L’inquinamento atmosferico in 6 province su 7 di pm10 è sopra la media nazionale. Per carità, non dipende tutto dalla Regione ma cosa fa ora la Regione davanti a questi dati? Per inaugurare la fase 3 post covid? Apriamo un inceneritore. Questa è miopia. È volontà di non vedere la realtà”.

Il problema sanità e lavoro

“Poi c’è la sanità. Certamente di eccellenza ma piano piano si stanno destinando i fondi alla sanità privata. Vogliamo sì un’eccellenza ma pubblica. Non do tutta la colpa alla Regione perché i tagli sono stati nazionali ma si deve tutelare la sanità pubblica visto che il Veneto è la regione che spende più di tutte per quella provata. Noi eravamo la locomotiva del Nordest e ci ritroviamo adesso con altissime percentuali di lavoratori a rischio e questo è frutto degli errori commessi dai precedenti governi regionali. Avevamo un sogno che ha alimentato il nostro entusiasmo arrivando al cuore dei cittadini. Impegnandoci per l’innovazione, per i cittadini, per lo sviluppo biologico della Regione, per il lavoro. In una parola combattiamo e cambiamo insieme in meglio per un Veneto migliore!”

Fonte: ilsestentenews.it del 27/06/2020 – di Gian Nicola Pittalis

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