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«L’onestà deve essere un valore in Regione: tutti i candidati dovrebbero esibire la fedina penale», così ha esordito il candidato presidente per i Cinque Stelle alle prossime elezioni“

Presentato ufficialmente la mattina di sabato 27 giugno a Mestre il candidato del Movimento 5 Stelle che sfiderà il governatore uscente Luca Zaia alle prossime elezioni regionali, in programma il prossimo 20 e 21 settembre. Si tratta di Enrico Cappelletti, imprenditore e già senatore nella passata legislatura, viene descritto come una «persona di grandissima esperienza che ha portato avanti grandi battaglie per il M5S all’interno del territorio del Veneto».

Il motto d’esordio di Cappelletti durante la presentazione a Mestre per il lancio della campagna elettorale pentastellata è stato in sintonia con gli esordi del movimento, una sorta di ritorno alle origini: «L’onestà deve essere un valore in Regione: tutti i candidati dovrebbero esibire la fedina penale», ha dichiarato Enrico Cappelletti.

Il candidato alla Regione per il M5S, durante la presentazione ufficiale, ha quindi ribaltato nel complesso la narrazione politica del presidente Zaia che dura da ormai dieci anni, all’incirca su tutti i temi più caldi: dal Mose definito da Cappelletti il «marchio d’infamia del Veneto», alla Pedemontana che «costa troppo», alla questione molto sentita delle banche venete e, ancora, il candidato del M5S ha riservato un duro attacco sulla gestione da parte della Regione Veneto del «più grande inquinamento d’Europa da Pfas».

Presente per l’occasione anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, il quale ha dichiarato: «Il Veneto oggi è una regione trainante del Paese ma che ha grandi potenzialità ancora non sfruttate, per colpa di una mancanza di visione complessiva. Noi vogliamo un Veneto aperto, proiettato verso i mercati internazionali, che abbia come valori fondanti la sostenibilità ambientale, lo scambio culturale, l’innovazione tecnologica. Tutti valori che Enrico (Cappelletti ndr) conosce bene e sui quali, sono sicuro, baserà la sua attività e la sua azione politica».

Fonte: veronasera.it del 30/06/2020

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Il candidato presidente Cappelletti lancia la sfida: «La Lega ha chiuso gli occhi sui disastri Pfas e banche popolari». Autonomia e Mose, il M5s dà il via libera

Da movimento di protesta a partito di governo. I grillini lanciano Enrico Cappelletti alla guida della Regione nella sfida del 20 settembre e mettono fine a tute le ambiguità su due temi centrali: autonomia e Mose. Se il Veneto non ha ancora ottenuto il federalismo differenziato a tre anni dal referendum, la colpa non è dei ministri 5 stelle del Conte 1 che hanno fatto saltare l’accordo, ma di Matteo Salvini. A dirlo senza giri di parole è l’ex senatore Cappelletti, che prenderà il posto di Jacopo Berti alla guida del M5s a palazzo Ferro Fini.

Ieri c’era tutta la squadra: Erika Baldin, Manuel Brusco e i parlamentari. «La riforma del titolo V è del 2001 e la Lega di Bossi ha persino votato contro l’articolo 116 che prevede l’autonomia differenziata, poi ha governato per dieci anni con Berlusconi e Zaia è stato ministro dell’Agricoltura dal 2008-10 e non hanno fatto un solo passo avanti. Piano con le critiche. Noi siamo in parlamento dal 2013. Il governo Conte1 ha avviato una riforma che ora è nelle mani del ministro Boccia, ma Zaia se la deve prendere con Salvini se è rimasto con un pugno di mosche in mano», ha detto Cappelletti. Il tema è stato poi ripreso dal ministro Federico D’Incà: «Basta con le polemiche e la smania di protagonismo, la legge quadro sull’autonomia differenziata è ferma sul tavolo del ministro Boccia da gennaio e non l’ha portata a Palazzo Chigi solo perché è scoppiata la pandemia Covid. Noi siamo pronti, la maggioranza è salda anche al Senato e la legislatura si concluderà nel 2023. Le contraddizioni sono tutte interne al centrodestra» dice il ministro.

In sala, i consiglieri regionali e parlamentari grillini sottolineano che dopo l’autoribaltone del Papeete a Rimini, Salvini è in caduta libera di consensi e a Palazzo Chigi il premier Conte non ha più nemici. L’altra svolta del M5s riguarda il Mose che va completato e fatto funzionare. Sia chiaro, non cambia il giudizio politico-giudiziario: Cappelletti ha ribadito che si tratta del più “grande scandalo italiano, che ha coinvolto un ex assessore e l’ex presidente della Regione Galan“. Fatta questa premessa, bisogna salvare Venezia dalle alluvioni: «Ho partecipato alle prove delle paratoie di Chioggia e il 10 luglio sarò al test generale del Mose a Venezia. È chiaro che va completato, assolutamente. Siamo al 95% dell’opera: se avessimo potuto scegliere noi, avremmo adottato un sistema idraulico più efficiente e meno costoso», sul modello Olanda, ma ormai bisogna fare in fretta, ha detto Cappelletti. Il 10 luglio in laguna ci sarà anche il ministro D’Incà che lancia però un segnale chiaro: «Bisogna completare il Mose e anche le opere complementari, ma non possiamo utilizzare l’Arsenale di Venezia per la manutenzione delle paratoie: è un monumento suggestivo e ci sono altri spazi disponibili».

Se questi sono i buoni propositi di governo, l’analisi degli ultimi vent’anni di governo della Lega e di Zaia è impietosa. Con orgoglio, Cappelletti rivendica al M5s di aver presentato per primo l’esposto in Procura a Vicenza contro la gestione di Bpvi e poi di Veneto Banca, mentre la Lega partecipava alle assemblee di bilancio e rassicurava i soci.

Discorso analogo per i Pfas: l’inquinamento grande come il lago di Garda è stato segnalato con grave ritardo e hanno persino autorizzato la produzione di Genx, altra sostanza pericolosa. Resta la Pedemontana, un salasso da 13 miliardi a causa del project financing che va rinegoziato.  Il ministro D’Incà: «Zaia? Deve moderare il protagonismo, linee guida uniformi nel Paese
Bisogna evitare la confusione tra i cittadini. I tamponi hanno indicato la strada corretta».

Fonte: Mattino di Padova del 28/06/2020 – di Albino Salmaso

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