È responsabilità politica della Regione se il più grande caso di inquinamento in Europa, che coinvolge 300mila veneti, ha raggiunto una portata così drammatica». Il Movimento 5 Stelle Veneto attacca il presidente Luca Zaia sulla gestione dei Pfas dell’ex Miteni di Trissino (Vicenza).

«Dopo 130 conferenze stampa quotidiane Zaia continua a non rispondere su cosa sta facendo per risolvere il grave disastro ambientale – dichiara Enrico Cappelletti, candidato governatore per il Movimento 5 Stelle in Veneto-. Serve una bonifica dell’area e il conto deve essere fatto pagare a chi ha creato i disagi, come avviene negli altri paesi».

Dopo il rallentamento dovuto al Covid19 di marzo e aprile a causa delle norme imposte dall’emergenza sanitaria, sono ripresi i lavori per realizzare le nuove condotte per portare acqua pulita in zone contaminate. La Regione Veneto fa sapere che le opere sono riprese e non vi saranno ritardi rispetto a quanto previsto da cronoprogramma. Riprendono i lavori nelle quattro dorsali: Veronese (Belfiore-Lonigo), Basso Vicentino (Montecchio Maggiore – Brendola – Lonigo), Padovano (maxi condotta Ponso-Montagnana-Pojana Maggiore e realizzazione del serbatoio di Montagnana) e Alto Vicentino (ricerca di nuove fonti di approvvigionamento e realizzazione di opere di attingimento da connettere all’esistente condotta della Valle dell’Agno).

Ma per i consiglieri regionali 5 Stelle Simone Scarabel, Erika Baldin e Jacopo Berti la Regione si è mossa con lentezza della gestione dell’emergenza ambientale.

«Perché la Regione ha atteso anni per andare a ricercare un Pfas di nuova generazione nelle falde, dopo che lo aveva autorizzato nel 2014 – spiega Manuel Brusco, consigliere regionale M5S -. E lo ha fatto con grave ritardo, solo dopo una pronuncia del governo olandese di anni prima». L’emergenza nata dall’ex Miteni ha ricadute in mezzo Veneto.

«Sul fronte della bonifica non sappiamo ancora nulla: sono stati promessi 7mila carotaggi, ma non si sa cosa è emerso – attacca Sonia Perenzoni, candidata consigliere M5S nel Vicentino -. Ancora oggi quando la falda si alza, si imbeve di inquinanti e poi li porta a valle. Il muro di cemento promesso serve per salvare la falda dal fiume che passa accanto, ma non risolve il problema. La fabbrica è da smantellare, bisogna togliere il “pastiglione contaminato” quanto prima».

A causa del Covid, per quanto concerne le opere non emergenziali, il termine per la conclusione dei lavori è stato posticipato di sei mesi, a giugno 2021.

Fonte: Mattino di Padova del 02/07/2020 – di Nicola Brillo

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