Il tono quasi sommesso tradisce la stanchezza di una campagna elettorale anomala ma attesta anche il carattere dell’uomo. Enrico Cappelletti, candidato presidente alle prossime Regionali con il M5s, non ha le note alte di certa «indignazione pentastellata». Preferisce macinare numeri e statistiche a sostegno di una tesi. Propone spesso qualche esempio «per andare sul concreto» e, al netto della compostezza dei modi, si presenta monolitico (e orgoglioso) rappresentante di una «terza via» fra destra e sinistra, fra Lega e Pd (e pazienza per l’alleanza governativa).

L’ultima battaglia consumatasi sui banchi dell’opposizione fra 5s e Pd è stata sull’inceneritore Veritas di Fusina. Se a Roma si governa insieme sembra che qui non ci sia margine…

«Purtroppo qui la situazione è ancora immatura. Mentre a Roma si è detto, data la legge elettorale con cui dobbiamo fare i conti, disponibili a governare con chi condivide i punti programmatici, qui in Veneto non c’è condivisione. L’inceneritore che insiste su un territorio che ha già pagato un prezzo molto alto a livello di inquinamento è un buon esempio. Non solo il Pd a palazzo Ferro Fini non ha votato la nostra mozione ma i sindaci dem della zona hanno sostenuto l’ampliamento dell’impianto. La nostra era una proposta alternativa che puntava al riciclo spinto con ottime ricadute occupazionali oltre che ambientali. Ma è solo l’ultimo di una serie di esempi. Rispetto al Pd sulle questioni vere e concrete siamo ancora distanti. Un altro tema su tutti, l’aumento stellare del costo della Pedemontana».

Per lei, per voi, la Pedemontana è la bestia nera…

«Certo che sì, parliamo di un’opera faraonica su cui, mi si conceda di dirlo papale papale, si buttano nel cesso dieci miliardi di euro dei cittadini. L’opposizione dovrebbe sottolineare aspetti macroscopici come questi e invece, anche qui, l’opposizione del Pd non c’è».

Zaia ha ribadito che si è ritrovato un’opera bloccata che ora è in dirittura d’arrivo…

«Contesto a Zaia la narrazione secondo cui si sarebbe ritrovato a gestire qualcosa di irreversibile. Nella giunta che ha orchestrato questa fregatura ai danni dei veneti lui c’era ed era presidente quando il Veneto avrebbe potuto rescindere il contratto dopo 4 anni a cantieri fermi. Non a caso né Cdp né la Bei avevano accettato di finanziare l’opera. Tutto è cambiato quando la Regione si è accollata il rischio basandosi su flussi di traffico, uso un eufemismo? a dir poco ottimistici. La cifra dell’amministrazione della maggioranza uscente è la cementificazione selvaggia».

Però è stata varata la legge contro il consumo di suolo…

«Sì, la legge è del 2017. Però, permette? Partiamo dai numeri. L’Ispra ogni anno compila la classifica delle regioni più o meno virtuose sul fronte del consumo di suolo. Bene, nel 2018 il Veneto era maglia nera in Italia registrando un impressionante +50% sulla Lombardia e, non bastasse, il triste primato veneto di prima regione per consumo di suolo è stato confermato dall’Ispra anche nel 2019. Perché? Perché questa maggioranza ha continuato con le scorciatoie: prendo un campo di pannocchie che vale un euro, concedo di costruirci un capannone che al 90% resterà vuoto ma intanto ho “valorizzato” il terreno che ora vale 20. Una mentalità che andava bene 60 anni fa. Il risultato è che ogni giorno facciamo la conta dei danni: Mestrino, Schio, Arzignano, Castelfranco, Verona, Venezia. Ogni santo giorno finisce sott’acqua un pezzetto di Veneto e la colpa, oltre che dei cambiamenti climatici, è dell’impermeabilizzazione record della nostra terra. Un combinato disposto letale».

Libro dei sogni, diventasse governatore: primo atto ufficiale?

«Partirei dal superbonus 110%. I tre caposaldi del nostro programma per il Veneto sono lavoro, salute e ambiente. Se fossi governatore creerei le premesse perché le aziende venete fossero messe nelle condizioni di partecipare a questa opportunità che è win-win. Vincono le famiglie che svecchiano la loro casa (in Veneto il 70% delle abitazioni ha più di 50 anni) abbassando drasticamente le emissioni e creando 50 mila posti di lavoro. È la “legge dei sogni” ma il punto debole è il finanziamento delle aziende artigiane che dovranno anticipare cifre consistenti prima della cessione del credito. Un conto è negoziare uno per volta con le banche. Un conto è se questo ruolo di negoziazione fosse interpretato dalla Regione raccogliendo insieme le necessità di molte imprese».

I sondaggi lasciano poco spazio al libro dei sogni, Zaia pare vincerà con percentuali bulgare. Previsioni fosche per il Pd ma anche per il M5s…

«È una questione di narrazione, di storytelling che falsa la realtà in cui viviamo. 20 anni fa, quando Zaia metteva piede in Regione eravamo davvero la locomotiva d’Italia, ora abbiamo un pil, un prodotto pro capite e un export inferiore all’Emilia e fra le regioni del centro-nord siamo quella con più cittadini a rischio povertà ed emarginazione sociale secondo l’Istat».


Fonte: Corriere del Veneto Treviso e Belluno, 10/09/2020